Acquisizioni di società estere?
Una scorciatoia per l’internazionalizzazione
Un’acquisizione straniera è paragonabile ad un “PASS” ad accesso rapido: permette di entrare sul mercato ereditando già un’infrastruttura solida e radicata, soprattutto nella rete distributiva, un team di persone culturalmente affini al consumatore, con una approfondita conoscenza del mercato, degli adempimenti amministrativi e degli iter burocratici locali.
Si tratta di una metodologia che permette di raccogliere risultati sin dal primo anno ed è estremamente rapida: è, quindi, una decisa “scorciatoia” per la crescita. Al tempo stesso, oggi, il finanziamento della crescita non è più la priorità, data la grande disponibilità di capitali a livello mondiale e la necessità di investirli con ritorni soddisfacenti. Ci si può indebitare per crescere acquisendo aziende internazionali, anche e soprattutto perché il costo del debito allo stato attuale è decisamente risibile.
Il ruolo del Private Equity e delle sinergie internazionali, di prodotto e di distribuzione
Questa strategia per fortuna oggi è fortemente influenzata dall’operato del mondo del Private Equity nelle PMI italiane: i fondi di Private Equity possono facilmente mettere a disposizione i capitali che servono, ma, al tempo stesso, hanno in genere bisogno di ritorni degli investimenti su un orizzonte temporale di 3-5 anni, coerentemente con le strategie del fondo. Ecco, quindi, la loro decisiva funzione di acceleratori della crescita, anche internazionale.
Acquisire società all’estero può essere anche un’ottima opportunità per ampliare la gamma prodotti di un’azienda: si deve però ragionare per adiacenze di segmento di mercato e cogliere quindi le sinergie distributive tra i vari paesi. Al tempo stesso, ciò consente di presentarsi alla clientela, soprattutto quella internazionale, come player più prestigiosi, oltre che avere la possibilità di iniziare a distribuire nuovi prodotti sulla rete e nei paesi già serviti, incrementando la penetrazione e l’occupazione del tradizionale “spazio” di mercato disponibile.
Acquisizioni italiane all’estero: farsi trovare preparati per attività di M&A internazionali
E’ importante sottolineare l’importanza di non farsi prendere la mano dal fenomeno della “bulimia da fatturato”. Un’azienda straniera si acquisisce se risponde a due requisiti fondamentali:
- il primo è di ordine strategico, cioè se l’acquisizione possa contribuire ad allargare il mercato potenziale in termini geografici e di gamma prodotto, in una logica di adiacenze e sinergie, evitando di avventurarsi in attività distanti dal core business tradizionale dell’azienda;
- il secondo è di ordine tattico, cioè occorre effettuare una valutazione prospettica della capacità del target da acquisire di generare margini e cassa per la casa madre, non fermandosi quindi solamente alle analisi del fatturato e della quota di mercato.
Infine, le acquisizioni internazionali permettono una più rapida apertura della cultura aziendale e di agire direttamente dall’interno per rendere l’azienda multiculturale, rimuovendo così uno dei principali ostacoli al successo di questo genere di operazioni. Iniettando massivamente e one shot nuovo “capitale umano”, potenzialmente si ottiene un incremento istantaneo delle competenze dell’azienda nel suo insieme. Questo permette di avere un management team allargato, internazionale, composto dai migliori talenti a prescindere dalla loro dislocazione geografica, dal loro percorso professionale o dalla fedeltà all’azienda.
Le sfide per le aziende locali
Per un’impresa composta solo da management locale, fare il primo passo verso l’internazionalizzazione può essere estremamente complicato: quale attrattiva può avere l’azienda così locale per i manager stranieri che si desidererebbe inserire in organico? Chi vorrebbe essere il primo ad entrare in una squadra composta solo da personale italiano? Il rischio di rigetto del manager estero è indubbiamente molto più alto rispetto al caso dell’acquisizione in blocco di un gruppo di persone.
Naturalmente, per poter avviare attività di M&A internazionali bisogna essere preparati: occorre avere l’esperienza, la cultura, le competenze e l’organizzazione adeguate alla gestione dell’intero processo.
Post-merger integration: come agire in ambito internazionale?
Una volta preparato il terreno e la squadra, si può procedere all’acquisizione per poi passare alla fase di post-merger integration tra le due aziende.
Il focus sarà su due fronti:
- creazione di un’unica cultura aziendale
- identificazione dei processi comuni alle due aziende.
Sistemi di controllo e integrazione
In tempi molto stretti, ci si deve muovere tutti all’unisono in un’unica direzione, sia per mentalità sia per modo di lavorare. Ma, ancor di più, è fondamentale allineare i sistemi di controllo, per misurare gli stessi dati, avere la stessa reportistica, essere valutati sugli stessi indicatori di performance. La parte di controllo deve essere centrale e uguale per tutti, il che può implicare anche un allineamento dei sistemi informativi tra le aziende, quantomeno per i moduli relativi al controllo di gestione e all’amministrazione.
Capitalizzare le competenze dell’azienda acquisita
Allo stesso modo, l’azienda deve essere aperta e pronta a cogliere le opportunità offerte dall’acquisizione della società, soprattutto in termini di competenze e processi. Se, a seguito di un’acquisizione, emergono competenze in capo all’azienda acquisita di livello superiore o più evolute rispetto a quelle presenti all’interno dell’azienda acquisitrice, è fondamentale capitalizzare immediatamente questo valore e, senza indugio, trasferire la gestione della funzione o dell’intero dipartimento alla nuova società integrata.
Pianificare per accelerare la crescita
Per nessun motivo si devono seguire logiche di colonizzazione, non devono esserci vincitori e vinti, ma solo creazione di efficienza e di opportunità di crescita, sia individuale sia aziendale. Per riassumere, potremmo dire che la post-merger integration, paradossalmente, va realizzata “prima” di procedere all’acquisizione: occorre sapere come si integrerà l’azienda, quali sono le funzioni che saranno centralizzate, come sarà composto il nuovo management team, quale sarà la governance, quali processi saranno integrati e resi comuni e quali invece saranno lasciati a livello locale. Tutte queste attività devono essere accuratamente pianificate, per poter integrare l’azienda rapidamente e con successo.
Creare una cultura dell’integrazione
Se si affrontano acquisizioni di imprese seguendo questo percorso e applicando il giusto metodo, dopo le prime due o tre operazioni – idealmente distribuite nell’arco di un triennio – si creerà all’interno dell’azienda una cultura dell’integrazione: ogni acquisizione successiva sarà più semplice, con il risultato di ottenere un’accelerazione della crescita internazionale dell’azienda e una creazione di valore per l’azionista, decisamente più faticosa da raggiungere e meno profittevole seguendo i metodi tradizionali e procedendo organicamente.
Per conoscere le best practice nell’ambito della crescita internazionale
e scoprire di più sull’approccio adottato da EIM